mercoledì 8 luglio 2009

So distant


Passi delicati, come di chi cercasse di verificare se al passo successivo la terra sotto i suoi piedi reggerà; occhi sottili, mobilissimi; un sorriso che è un'aurea valle delimitata dagli zigomi.
L'autunno si è ormai consolidato nel cielo, nell'aria e nei pensieri. Ti sono accanto senza un reale motivo per esserlo, mentre entrambi attraversiamo un viale costeggiato da alberi solo apparentemente molti simili fra loro.
Se ci fermassimo, noteremmo ramificazioni differenti. Qualcuno sarà più folto, altri più diradati. Altezze diverse. In definitiva, nessuno di essi sarebbe uguale all'altro, eppure passandoci frettolosamente ci sembra una simmetrica fila di tronchi in fotocopia.
Al contrario, se sostassimo qui per poco, pochissimo tempo, basterebbe solo qualche attimo per notare le difformità.
Capisci la differenza, adesso?
I nostri passi si interrompono quando qualcosa che non decifro attira la tua attenzione.
Non stiamo passeggiando insieme, siamo due persone che camminano sulla stessa strada.
Capisci la differenza, adesso?
Ti avvicini con dolcezza ad un piccolo arbusto che fuoriesce da una delle crepe di questa strada malconcia, con stupore fanciullesco ti soffermi vicino ad un piccolo fiore sgualcito che spunta nel verde che spacca il cemento. Da qui sembra quasi che tu gli stia saltellando intorno. Mi siedo su una specie di lastra di pietra dal lato opposto, mi osservo i piedi, con le dita delle mani intrecciate. Per qualche secondo non penso a nulla.

Secondo te esistono pensieri sbagliati?

La tua domanda irrompe improvvisa, sollevo gli occhi fino al punto in cui cozzano con i tuoi. Annuso l'aria che mi circonda, facendo volutamente finta di ignorare la metafora. In punta di piedi di fronte a me cammini su un semicerchio che ti sei creata mentalmente.
Ed io, cosa mai potrei risponderti.
Ci sono le decisioni giuste, i meriti che fanno da contraltare alle colpe, i saluti per il momento e i saluti per sempre, le canzoni vecchie e familiari, quelle che abbiamo sentito tre volte e già ci piacciono tantissimo, le persone che parlano troppo e quelle che non sanno che ore sono.
Per ogni parola che scorre nella cascata ci possono essere dozzine di pensieri come corollario.
E col tempo nessuno di essi lo ritrovi come lo hai lasciato.
Capisci la differenza, adesso?
Non c'è una vera risposta alla tua domanda. Qualunque cosa io possa dire sarebbe demagogia.
Forse ti stupisce lievemente questo atteggiamento, ma io ho le mie accomodanti certezze e tu le tue. Nel mio redivivo integralismo, non mi sento tenuto a darti una risposta.
Il cielo sopra le nostre teste è opaco, monolitico e effimero. Ho la sensazione di trovarmi di fronte a una camera che sto per abbandonare e a cui do un ultimo sguardo, prima di spegnere la luce, per una superflua verifica.
Capisci la differenza, adesso?
Ora mi dai le spalle, e so che sei lontana mille chilometri da me. Ma è come se fosse tutto come prima, solo che è tutto diverso, luci che illuminano da una diversa prospettiva, e nel constatarlo non c'è amarezza, non c'è soddisfazione, solo consapevolezza, fredda come il marmo, del tutto insapore. Una manciata di niente è tutto quello che abbiamo.
Capisci la differenza, adesso?
Io sì.

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