lunedì 6 maggio 2013

Do not resuscitate!



Da un certo punto di vista i libri possono essere accostati ai dischi.
Il primo disco, quello d’esordio, a volte esce un po’ grezzo e acerbo, ma per molti è l’album storico, quello che si cerca sempre di eguagliare, invano.
Il secondo forse è quello più difficile, perché tocca riconfermarsi a certi livelli, avverti la pressione, capisci forse finalmente dove ti trovi, ti aggrappi dove riesci e cerchi di fare il meglio che puoi, magari ancora un po’ sotto l’ombra del tuo esordio.
Il terzo invece dev’essere un disco che fa storia a sé. Non hai scusanti, ormai non sei più di primo pelo, hai sufficiente esperienza alle spalle per non avere attenuanti e se fai una porcheria la colpa sarà solo tua e dei tuoi limiti (artistici o mentali, cambia poco a conti fatti).

 Quando uscii con Stupidomondo, mi sembrava tutto una vallata di caramelle; ero felice per il solo fatto di essere lì, con il mio libro. Assieme a Mauro Cao (il disegnatore) abbiamo dato vita al prodotto più sincero, vero e appassionato di cui eravamo capaci.
Con Rockin' Roads l’entusiasmo era sempre altissimo, ma connotato da una venatura di consapevolezza che all’esordio era assente: guardi tutto quello che hai intorno con maggiore obiettività, non ti limiti a gongolare ma cominci anche a farti delle domande. E ascolti pure le risposte, seppure a volte non sono necessariamente belle.
Perché fondamentalmente ti trovi sempre di fronte allo stesso contesto di prima, ma con ogni probabilità sei tu ad essere cambiato: la gioia di essere lì con il tuo nuovo lavoro è sempre la stessa, ma è una gioia più “adulta”, più cosciente e meno euforica, e se hai la necessaria lucidità ti permette di vedere le cose per quelle che sono effettivamente, non per come le hai sempre immaginate o come avresti voluto che fossero. Così ti guardi con occhi più avveduti e vedi quelli intorno a te - editori, addetti ai lavori, autori - con i loro pregi e i loro difetti.
Ti prendi il tuo tempo, giusto per realizzare che anche quello che hai sempre pensato come a un mondo fatato e luminoso abbia i suoi magheggi, i suoi opportunismi e i suoi “lati oscuri”. E poi ne prendi atto. Che altro puoi fare?

Insomma, su queste basi dopo un po’ può anche essere che ti venga voglia di lavorare a qualcosa di assolutamente diverso. Personalmente non ho mai capito quegli autori che tendono a fare sempre le stesse cose, per anni, solo perché gli riesce più o meno bene o perché – molto più realisticamente – si tratta di quei prodotti paraculo che tanto vanno oggi.
Avevo questo progetto a cui stavo lavorando da anni. Con il tempo ha subito tantissimi interventi da parte mie e altrettanti sono stati i disegnatori che si sono avvicendati alla realizzazione, fino ad arrivare alla configurazione attuale.
E’ un lavoro che ha richiesto molto studio, molta attenzione e moltissima fatica e tempo. Ringrazio pubblicamente la NPE per averci creduto e avermi aiutato nel portarlo a termine.
Un po’ di informazioni tecniche: il libro si chiama IL SESTO – La vita, l’amore e l’immortalità di Trevor Between, ed è disegnato da una Francesca Follini in stato di grazia. Siccome c’è chi è più bravo di me nel presentare la mia roba, ne riporto testualmente il comunicato:

 L’opera racconta la storia del discendente diretto di Lazzaro, Trevor Between, uomo incapace di morire, che ha attraversato le diverse epoche del tempo, amando e poi perdendo svariate donne. Ma la perdita dell’amore vero, quello per Alison, donna della sua vita perita in un incidente stradale, non può proprio sopportarlo: di qui un viaggio oltre la morte, scavando nel proprio passato e nei propri ricordi, per tentare di far tornare in vita l’unica vera occasione di amare che gli era stata concessa. “Il Sesto – L’amore, la vita e l’immortalità di Trevor Between” della NPE, opera capace di affrontare i grandi temi dell’esistenza, di commuovere e stupire il lettore, dopo la presentazione in anteprima al Comicon, sarà disponibile a tutti a partire dal mese di maggio

Fin qui la storia, ma prometto che ne riparlerò più approfonditamente in un prossimo post (!). Come premesso, è un lavoro che ha richiesto tantissimo tempo per la sua realizzazione, ma devo dire di esserne soddisfatto. 

 Ma adesso, esaurite le formalità di presentazione, magari è un po’ più interessante parlare di quello che c’è effettivamente dietro IL SESTO. Per le presentazioni della storia ci sono i comunicati stampa; penso che, da autore, debba essere meno scontato e più penetrante. 
La prima cosa che mi viene in mente per spiegare sinteticamente cosa rappresenti IL SESTO, paradossalmente, è uno scambio di battute tra Thanos e Adam Warlock in un vecchio fumetto Marvel che lessi anni fa. Si trattava di Infinity War, o Infinity Capocchia, boh – insomma, una di quelle saghe di Jim Starlin con un botto di supereroi che per lo più non facevano un cazzo a parte comparire. Carine però. Insomma, c’era Warlock che scrutava l’orizzonte in solitaria con espressione meditabonda. Sopraggiunge Thanos e c’è uno scambio di battute tra i due che mi è rimasto impresso, anche se non ho praticamente riletto più quel fumetto da quando avevo 14 anni.

 << A cosa pensi, Adam? >>
<< Alla Vita e alla Morte.>>

Due battute, probabilmente anche abbastanza scontate, ma che per un qualche motivo mi rimasero impresse per sempre, nonostante la mia pessima memoria. Una sorta di bizzarro presagio di quello che sarebbe stato forse, davvero non so.
Dietro queste poche parole però effettivamente c’è tutto quello che bisogna sapere per affrontare la letture de IL SESTO. La Vita. La Morte. Poco altro.
Avanti veloce. Sempre diversi anni fa, ascoltai per la prima volta un disco che ritengo uno dei più belli di sempre, ovvero Dreaming Neon Black dei Nevermore. Al di là dell’estro compositivo del combo di Seattle (ma non fatevi ingannare dalla provenienza, il gruppo non ha nulla a che fare con il movimento grunge), il singer Warrel Dane è uno dei più bravi e evocativi parolieri della scena metal moderna. E in quell’album, complice anche un coinvolgimento personale nei confronti delle tematiche affrontate, dà sicuramente il suo meglio.
Sostanzialmente il disco è una sorta di concept e racconta la perdita della persona amata – scomparsa, morta, uccisa, i testi sono volutamente vaghi e non definiti –, e lo fa nella maniera più poetica, dolorosa e struggente che avessi mai sentito. Non si tratta di una compilation di ballads, beninteso, ed anzi i Nevermore sono un gruppo che suonano heavy all’ennesima potenza, ma il dolore, la sofferenza e il vuoto causato dalla “mancanza” (in senso lato) emergono in ogni riff, in ogni urlo, in ogni rullata. Accompagnate anche da un booklet evocativo e interamente realizzato dal geniale Travis Smith, le 13 tracce che compongono l’album ti trascinano in un mondo fatto di desolante tristezza, alienazione, disperata violenza.
Rimasi molto colpito dal coinvolgimento emotivo di un disco di così elevata caratura.
La Vita. La Morte. La dissonante alienazione dovuta ad una mancanza che trascenda il mero sentimento, fino a diventare un vuoto abissale.
Gli anni sono passati, ho scritto altri libri, altre storie, altri racconti, ma sin dal primo momento è stato presente in me il desiderio di provare a scrivere qualcosa di simile/accostabile a questo tipo di tematiche, ovviamente con il medium con il quale ho maggiore dimestichezza, e – altrettanto ovviamente - partendo da basi totalmente diverse.
Ho saputo sin dal primissimo momento che non sarebbe stata una storia facile. Né scriverla, né tantomeno rappresentarla graficamente – per non parlare di trovare un editore che sarebbe stato abbastanza coraggioso da pubblicarla, anche se a quello in un primo momento non pensavo affatto.
Scrivere una storia per l’amore della storia stessa. Per il solo gusto di farlo. Senza guardare a cosa effettivamente il “mercato” fosse interessato, senza stare troppo a pensare a risvolti pratici della cosa, senza riflettere sui prodotti che vengono maggiormente richiesti.
Facile non è stato facile. Ma con il tempo mi si sono affiancati gente valida che ha creduto nel progetto, in primis Andrea Mazzotta che ha supervisionato il lavoro con amorevole cura, NPE – e quindi Nicola Pesce, con il quale mi lega un affetto e una stima risalente – che ne ha curato ogni aspetto editoriale e l’ha pubblicato.
Ma soprattutto, lasciate che spenda qualche parola per la disegnatrice dell’opera, quella Francesca Follini Follini che in molti già conoscerete. Con Francesca siamo amici da tempo, e abbiamo anche collaborato in diverse occasioni. Ma non avevamo ancora trovato un progetto di ampio respiro che avrebbe potuto coinvolgerci entrambi. Paradossalmente è stato proprio IL SESTO, sul quale Francesca è entrata in corsa. E l’ha fatto subito suo, come se fosse stata lì accanto a me sin dalla creazione, come se fosse la cosa più naturale del mondo, dando prova del suo talento e – ed è la cosa che più apprezzo di lei, ma non diteglielo che poi si gasa – di personalità.
Con Francesca Follini alle matite il libro ha fatto il definitivo salto di qualità.
"IL SESTO - la vita, l'amore e l'immortalità di Trevor Between"ha fatto il suo debutto sugli stand delle Edizioni NPE in questo Napoli Comicon, alla presenza mia e di Francesca, e ha fatto registrare il tutto esaurito.
Da Maggio sarà in distribuzione.
Raccattatelo in giro e poi fateci sapere.
Secondo me non ve ne pentirete.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Lu, complimenti!!!!!!!
Ludo

cooksappe ha detto...

che ssstoria