sabato 2 maggio 2009

The city burns

Campo visivo opaco. Vista dall’alto.
Ricordi fumosi, ma che causano rabbia ancora ben salda alle pareti del cervello.Parole leggere, ma capaci di schiacciarti contro il soffitto.
C’è stato questo, ma non sembra importargli più.
E il suo sguardo è sempre lo stesso, mentre scende dal treno. Da come arriva all’edicola e con delicatezza sfoglia le riviste e i quotidiani, appare tranquillo, come se non fosse mai stato sul ciglio del fossato, ad osservare un oceano di niente.

Prospettiva frontale. Illuminazione fioca.
Attraversa le strade di sempre, improvvisamente deserte. Entra in un locale, mancante di clientela e di luminosità. Ordina un caffè.
Improvvisamente un pensiero gli balena nel cervello, come se fosse sempre stato lì. Si chiede se anche a lei dispiace, se rimane un residuo di intensità, come polvere che si accumula sul pavimento. Non sa se è così, e il suo cuore si fa un po’ più grigio.

Retrospettiva. Lieve soffio di vento.
Avrebbe voluto chiamare. Sentirsi dare qualche certezza, le minime possibili, per cercare ossigeno in una stanza senza finestre.
Respira lentamente, come se il fiato potesse interrompere il susseguirsi incatenato dei pensieri. Si chiede se infine avesse ragione lei, quando gli stava così vicino che poteva sentire anche il socchiudersi dei suoi occhi, mentre gli sussurrava in un orecchio che il sole tramonta per i sognatori solo per risorgere di nuovo il giorno dopo.
Che tutto sarebbe andato bene, che ogni cosa sarebbe tornata al suo posto, anche se la notte sembra non finire mai, anche se il respiro sembra mancare, anche se la città fa bruciare i nostri cuori.

Nessun commento: